Nel 2016 per Alex Schwazer non fu doping. A stabilirlo il Tribunale di Bolzano, che con l'”archivazione per non aver commesso il fatto" pone fine al processo di primo grado per doping all'ex marciatore altoatesino, campione olimpico a Pechino nel 2008. Il giudice ha accolto la richiesta del pm contestandone la tesi di "opacità" da parte di Iaaf ,federazione mondiale di atletica e Wada l'Agenzia mondiale antidoping, nelle analisi che portarano alla positivita' e alla squalifica del marciatore, e rilancia accuse contro le due associazioni. L'indagine si riferiva al presunto caso di doping di Alex, risalente al 2016 quando, ad un controllo anitdoping, l'atleta era risultato positivo. Era stato quindi condannato a 8 anni di squalifica. Condanna che gli era costata la partecipazione ai giochi olimpici di Rio del Janeiro. Ma l'atleta aveva sempre contestato la validità del test, dichiarandosi vittima di un complotto. Con la sentenza di oggi il giudice ritiene "accertato con altro grado di credibilità" che i campioni di urina nel 2016 furono alterati per far risultare l'atleta positivo. Falso ideologico, frode processuale e diffamazione": sono i reati che il gip del Tribunale di Bolzano ipotizza nei confronti di chi avrebbe manipolato le provette di Alex Schwazer. I

 

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